LTS: Tre condanne e Tre assoluzioni

di Agorà Ciminna

Arrivata la sentenza sul caso Lts. Tre condanne, altrettante assoluzioni e due prescrizioni al processo sulla bancarotta fraudolenta della LTS. Tra gli assolti il ciminnese  Giuseppe Mauro ultimo amministratore delegato LTS e candidato pds-mpa alle prossime elezioni regionali. La compagnia telefonica siciliana LTS franò nel 2002  a causa di 37 milioni di euro di debiti.  A causa del fallimento persero il lavoro centinaia di persone.

Il Tribunale di Palermo, presieduto da Pasqua Seminara, ha inflitto nove anni di carcere a Giuseppe Giudice. Tre anni e mezzo ciascuno hanno avuto Fatima Panah e Valter Franco Del Vecchio. Assolti Giuseppe Mauro, Antonio Genchi ed Enrico Mercurio. Prescritta la posizione di Giuseppe Luongo e Antonino Santonocito (assistiti dagli avvocati Franco Coppi e Francesco Bertorotta). Bueno Santana  direttore generale di Lts e l’amministratore delegato Marco Ciancaglini avevano giù patteggiato una condanna.
“Da dieci anni vengo messo alla gogna – spiega Mauro – Ho avuto fiducia nella magistratura e oggi posso dire che esiste una giustizia giusta”.  Secondo l’accusa, che non ha retto al vaglio dei giudici, Mauro, allora finito agli arresti domiciliari, avrebbe trasferito parte dei beni della Lts in un magazzino al piano terra del palazzo che ospitava la compagnia telefonica, e accusato anche di aver creato, insieme con il carabiniere Enrico Mercurio, la Cis, un’agenzia di recupero crediti con il solo intento di mettere le mani sui crediti dei clienti: unico cespite attivo del fallimento. All’epoca dei fatti Mauro era anche Consigliere provinciale di Forza Italia, poi passato all’Udc. La sua carriera politica risentì molto del colpo. Ma ad oggi non ha mai demorso come spiega nelle sue parole; alle elezioni comunali di Palermo dello scorso Maggio si era presentato alla corsa a Sindaco con L’Adc di Pionati, e oggi continua il suo impegno alle Regionali.
Inizia nel 2002 la vicenda giudiziaria quando viene presentato un esposto dei sindacati, al tavolo dei pubblici ministeri Calogero Ferrara e Francesca Mazzocco ,che segnalano le prime avvisaglie del naufragio della società che aspirava di conquistare una fetta del mercato regionale per poi puntare sul resto d’Italia.  Giuseppe Giudice era il vero proprietario della società, svelato da alcuni dei rappresentanti dei lavoratori.  Nascostosi per due anni dietro la compagna Fatima Panah. Viene segnalato uno strano e vorticoso giro di società e denaro, mentre i dipendenti restano senza stipendio. Viene fuori con le indagini che alcuni crediti della Lts sarebbero finiti sui conti della società Vodatech, dove la Panah, cugina dello scià di Persia, ha versato una parte del capitale sociale. Si scopre pure che Giudice, figlio dell’ex generale della Guardia di Finanza Raffaele, iscritto alla P2 e coinvolto in alcuni scandali giudiziari, ha aperto la società Vodacom Paramount con l’obiettivo, secondo l’accusa, di appropriarsi della concessione per l’esercizio della telefonia rilasciata a Lts.

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