Il Sindaco: tra popolo, feudo e il titolo nobiliare.

di Salvatore Mannina

salvatore manninaE’ appena trascorsa l’estate del 2013, e porta via con sé i primi 489 giorni di amministrazione. Una anno e tre mesi abbondanti che sono trascorsi all’insegna di una ordinaria amministrazione segnata da pochi adempimenti e molte inadempienze. Un anno in cui il Sindaco con la sua giunta ha fatto e disfatto quello che voleva, complice una maggioranza consiliare che non ha compreso il
proprio ruolo ed un presidente del consiglio che non sa più coniugare la collegialità alla faziosità, abbandonandosi nel più semplice dei ruoli identificabili al servilismo. L’aumento della tarsu, le regalie alle associazione vicine, hanno segnato i primi sei mesi dell’attività amministrativa; le assunzione discutibili con l’Adecco del personale da impiegare nella raccolta dei rifiuti, l’estate Ciminnese e la festa di San Vito nel secondo semestre dell’attività amministrativa hanno messo a nudo, semmai ce ne fossero stati
dubbi, le lacune o l’assenza o l’incompetenza o l’inefficienza o la reticenza del Sindaco che più che intendere l’amministrazione del proprio paese, come il primo ed unico impegno da adempiere in nome e per conto della delega ricevuta dagli elettori che l’hanno votato; immagina una gestione del territorio di tipo feudale, in cui lui rappresenta la borghesia di fine ottocento, ostinatamente
aggrappata al potere senza comprendere che il suo popolo vive nel malcontento generale e nell’assoluto disdegno e disprezzo di chi amministra la cosa pubblica. Il potere, diceva l’On. Andreotti logora chi non ce l’ha, quindi sarebbe facile pensare che chi scrive lo faccia solo ed esclusivamente perché non avendo modo di rivestire ruoli primari nella pubblica amministrazione, sbraita
e scalcia per l’insofferenza.  Vi debbo confessare, che il ruolo di minoranza consiliare, se pur non riesce ad incidere
direttamente sulla gestione dell’amministrazione Comunale, diventa motivo di approfondimento e di studio della vita amministrativa e tante cose che non si riescono a cogliere stando nella stanza dei bottoni, si colgono stando attenti nell’utilizzare l’occhio e il linguaggio in consiglio comunale, sempre ché l’attività del consiglio comunale fosse inteso, dall’istituzione che la presiede, l’unico
luogo deputato a discutere e a programmare l’indirizzo politico dell’esecutivo. Un sempre costante ridimensionamento dell’attività consiliare, accentuatasi negli ultimi sei mesi ha ridotto questo nobile e rappresentativo strumento di democrazia, ad inutile quanto fastidioso organo in cui evitare che la gente deputata a parlare, lo faccia per fare sapere ai cittadini. L’Ultimo consiglio comunale, degno di questo nome, l’abbiamo celebrato il 4 aprile del corrente anno, poi tra il 4 aprile e il 7 settembre ci siamo visti solamente per i seguenti punti all’ordine del giorno: un consiglio straordinario per parlare dei conigli delle serre di Ciminna, di cui nulla si è più saputo, un consiglio per il rendiconto di bilancio e uno per la costituzione dell’A.R.O. RegolamentoTares, delle interrogazioni consiliare che ho fatto sulla questione Adecco, sul bilancio, sulla relazione annuale del Sindaco nulla di fatto. Anche quest’anno,
con molta probabilità, approveremo il bilancio a fine novembre come prorogato dallo stato, anche se la regione ha fissato la data ultima al 30 settembre. Talmente è stato insignificante questo primo anno di attività amministrativa, che il Sindaco non ha ancora provveduto a presentare in consiglio comunale la sua, obbligatoria, relazione annuale, difatti mi chiedo: ma cosa dovrebbe
metterci? L’unica persona che si è distinta per operatività in questo primo anno è stato l’Assessore Leone, che senza tante difficoltà ha manipolato e indirizzato l’esecutivo ad assecondare la sua visione amministrativa, del resto tanto il Sindaco che il Vice Sindaco, se non dopo qualche periodo di tempo, si accorgono che l’Assessore Leone trova soldi nel bilancio per operare nella sua delega di Assessore alla cultura, mentre loro non capendoci un tubo di bilancio della P.A. si fanno masticare dai funzionari come vogliono, e quando proprio a qualcuno lo convincono a concedergli la clemenza di qualche operazione è un vero dramma di legittimità giuridica e amministrativa. Adecco ne è un esempio.
Ed allora che si fa ? Consigliamo al Sindaco di cambiare esecutivo, magari inserendo l’ex consigliere Provinciale Avvinti, oppure Sara Urso Miano, oppure Maria Grazia Pollaci o la vecchia guardia Piraino o La Paglia ? Ma poi mi chiedo: ma questa sarebbe una soluzione ? Oppure ad essere cambiata dovrebbe essere parte della giunta e il Sindaco che la guida ?   Nel 1861 arrivato Garibaldi, la borghesia si trovò un poco in difficoltà, ma subito dopo riuscì a rigenerarsi con il nuovo, si fa per dire, governo liberale, sempre ché, però, si mantenessero inalterate le proprietà e i titoli acquisiti. Oggi Garibaldi sarebbe anacronistico, ma la detenzione del feudo e la gestione del potere politico è sempre attuale. Ed allora, pensiamo proprio che il Sindaco mollerà? Mai, per la famiglia più intima e stretta, tutto va bene, anzi il feudo cresce e il titolo si rafforza; del resto la concezione che hanno di noi popolo è quella che esso stesso è un insieme di cogli……..e di cretini che non comprendono appieno che l’unica cosa che debbono fare è quella di esistere per dare senso, sia al titolo nobiliare che alla proprietà feudale posseduta. Ma poi se ci riflettiamo bene; ma il feudo o il titolo nobiliare è una reale appartenenza o una finzione che si sono costruiti con delle basi di cemento armato, che tutto sommato è destinato a depotenziarsi?????? 

One Reply to “Il Sindaco: tra popolo, feudo e il titolo nobiliare.”

  1. Mercoledì 18 settembre alle ore 21:00 si svolgerà il consiglio comunale. Tra i punti all’ordine del giorno, oltre alla mie interrogazioni sulle assunzioni dell’ Adecco, troviamo anche lo schema di regolamento di consiglio comunale, quello meglio identificato come il regolamento del sasso in bocca. Ulteriore novità, le rate della Tares, di cui non è stato approvato ancora il regolamento, da pagare entro il 31 ottobre 2013, rata del 50% della Tarsu relativa al 2012 e la rata del 31 dicembre 2013 in cui pagare il rimanente 50% più lo 0,30 centesimi a mq. Del regolamento Tares manco se ne parla, di bilancio manco a dirlo, della relazione annuale del Sindaco non sa cosa sia, insomma l’unica urgenza del sindaco e del presidente del consiglio è: non fare parlare i consiglieri al fine di far pagare sempre più i cittadini.

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