Il consigliere Faraci presenta una mozione di censura nei confronti del vicesindaco Nigliaccio

di Agorà Ciminna

Censura al vice sindaco Nigliaccio

Riceviamo e pubblichiamo una lettera del consigliere di minoranza Francesco Faraci, all’interno della quale si chiede al sindaco Vito Catalano di revocare l’incarico al vicesindaco Vito Nigliaccio, invitando tutti i consiglieri  comunali a firmare e votare la sua mozione di censura.

A far scaturire l’azione del consigliere Faraci, sono ancora una volta i malumori per il mancato finanziamento del progetto di Servizio Civile al Comune di Ciminna.

“Il terzo anno – scrive Faraci – siamo, nostro malgrado, costretti a prendere atto che il mancato finanziamento è la conferma del sospetto degli anni precedenti, e cioè che purtroppo l’Assessore Vice Sindaco non è adeguato (per incapacità) a svolgere il ruolo e la mansione che il Sindaco gli ha assegnato”.

Di seguito riportiamo integralmente la lettera pervenutaci:

Mozione di Censura al ViceSindaco Nigliaccio

 

One Reply to “Il consigliere Faraci presenta una mozione di censura nei confronti del vicesindaco Nigliaccio”

  1. La gestione della cosa pubblica nella nostra città si è andata sempre più complicando. La crisi finanziaria ed economica ha avuto un impatto generale sulla capacità di spesa degli enti locali. In questa condizione di necessità era possibile ripensare e riqualificare la spesa, troppo ingessata in una prassi amministrativa consolidata che si ripete ogni anno, come se la società fosse fissa e immobile. Le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti, tranne di un Consiglio Comunale incapace di esercitare il proprio ruolo, che rischia di essere ricordato come il peggiore della storia cittadina. Per la prima volta, dopo decenni, l’amministrazione locale non è più in condizione di accrescere i servizi, sostenere gli interessi meritevoli di tutela, di ampliare gli spazi pubblici, ma è costretta a ridurli e contenerli. Siamo di fronte a un fatto storico. Un dato palmare che è totalmente sfuggito ad una classe politica assorbita dal palazzo e dalle sue logiche di potere. Una classe politica consapevole del proprio ruolo manifesterebbe, invece, la consapevolezza di questo drammatico passaggio che la città e l’ente locale stanno vivendo. Ciminna sta facendo i conti con questa indecente latitanza della politica. I partiti si sono dissolti. Il quadro istituzionale, di governo come di opposizione, non lascia sperare nulla di positivo. La Giunta Comunale, fortemente rivendicata sul piano politico dal Sindaco all’insediamento, ha raggiunto picchi di volatile inconsistenza da mortificare in modo profondo la funzione esecutiva e rendere inaccettabile e immorale il suo costo. La Casa Comunale è divenuta un recinto separato. Le relazioni con la città degli attori istituzionali sono mediate e artificiose e laddove sono relazioni reali esse sono relazioni di potere, unicamente volte a potenziare il consenso clientelare dei soliti noti. Politici che vivono totalmente la propria vita negli uffici comunali, dalla mattina alla sera, sono lo specchio della degenerazione etica che sta affossando il futuro. Non possono essere considerati politici impegnati, dei fortunati che possono fare a meno di lavorare, ma solo soggetti che presidiano, con lucidità e sistematicità, il potere. L’esercizio della funzione politica a livello locale ha dappertutto altre caratteristiche. Questa stagione degenerata sta presentando il conto. Molti, affascinati dai riflessi del potere, stanno ancora sognando; altri interessati al potere aspettano di trovare la propria personale risposta. Ma la città sta andando incontro alla sua condanna a passo spedito.

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