ArrowBio e GreenPlanet, parola al Prof. Tamino

di LiberaMente Ciminna

Arrow Bio e Grenn Planet, il parere del Prof. Tamino su i due impianti ed una terza possibilità.

Tamino_LMC

Il questi ultimi mesi, il dibattito socio-politico della nostra comunità si è interessato di una tematica alquanto delicata, quale è la gestione dei rifiuti solidi urbani.

Ritornando un po’ indietro, senza alcuna presunzione, va detto che tutto ebbe inizio con la pubblicazione sul nostro sito web dell’articolo “Gli Israeliani colonizzano Ciminna”, una segnalazione che aveva come unico interesse quello di mettere in guardia la popolazione, sensibilizzando prima di tutto i Consiglieri Comunali quali naturali delegati, coerenti al nostro spirito di cittadinanza attiva che in questi pochi anni di attività ci ha contraddistinti.

Siamo profondamente convinti, dell’importanza che assumono le politiche ecologiche finalizzate alla salvaguardia del nostro territorio, avendo sempre più coscienza del rispetto che merita l’ambiente in cui viviamo, così come trattato nell’enciclica Laudato si’ da Papa Francesco.

Quello che è avvenuto dopo, appartiene ai fatti, dall’approvazione della delibera in consiglio comunale avvenuta lo scorso 28 ottobre 2015, sono scaturite una serie di reazioni politiche dando vita a comizi e assemblee cittadine, ma anche sociali registrando la nascita del Comitato di Salute Pubblica Pro-Ciminna.

ArrowBiologoGreenPlanetCi riferiamo in particolare alla proposta dell’azienda ArrowBio S.r.l. di costruire un impianto di separazioni di rifiuti nel territorio del Comune di Ciminna, ed al progetto della Green Planet S.r.l. già in fase di costruzione alla Pianotta di Vicari che riguarda la realizzazione di un impianto di trattamento della FORSU. Entrambi gli impianti prevedono il processo di combustione del Biogas al fine di generare energia elettrica.

Fin da subito, ci siamo sentiti in dovere con la cittadinanza di fare luce su queste vicende, dando un contributo tecnico alla discussione rimanendo sempre imparziali. Pertanto abbiamo chiesto ed ottenuto un parere in merito alle due ipotesi di trattamento dei rifiuti da parte del Prof. Gianni Tamino già docente di Biologia e Diritto Ambientale all’Università di Padova.

Una fonte più che autorevole, che non si è limitata solo a chiarire ogni forma di dubbio relativa ai due impianti, ma ha anche avanzato una terza proposta per una gestione sostenibile dei rifiuti.

Approfittiamo di questa piccola premessa, per ringraziare il Prof. Tamino per la disponibilità e la sensibilità dimostrata verso la nostra comunità, ma anche per la celerità con la quale ci ha fatto pervenire le sue considerazioni che vogliamo condividere pubblicamente con l’intera cittadinanza dandone massima diffusione. In particolare ne manderemo copia all’Amministrazione Comunale del Comune di Ciminna e ai rappresentati del Comitato di Salute Pubblica Pro Ciminna al quale non abbiamo fatto mancare il nostro contributo impegnandoci  ad individuare ricercatori ed esperti del settore che parteciperanno ai prossimi incontri in programma con la cittadinanza.

Il Presidente dell’Associazione LiberaMente Ciminna

Filippo Ciringione

 

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3 Replies to “ArrowBio e GreenPlanet, parola al Prof. Tamino”

  1. Sempre puntuali e precisi. Relazione completa ed esaustiva.Speriamo che i nostri amministratori abbiano la voglia di leggere tutto ciò. Enzo Timo

  2. Ben consapevole dei miei limiti culturali e di esperienza scientifica rispetto al prof. Gianni Tamino, mi permetto di commentare il suo articolo sulle vicende riguardanti lo smaltimento dei rifiuti a Ciminna, e in particolare la parte riferita alla società Green Planet, riservandomi di affrontare nei prossimi giorni anche le altre due parti.
    Ritengo che nell’affrontare tale problematica non si possa prescindere dal valutare in modo globale l’impatto che hanno nell’ambiente i vari sistemi di smaltimento rifiuti nonché quelli di produzione dell’energia elettrica, elemento quest’ultimo ormai diventato indispensabile per qualsiasi attività umana al punto da condizionare in maniera decisiva l’esistenza stessa della specie umana.
    In quest’ottica non si può negare che un impianto di compostaggio, pur con qualche effetto negativo, non può che migliorare la gestione dello smaltimento dei rifiuti. E se questo vantaggio, nei limiti consentiti, viene ulteriormente esteso ad altre comunità, l’ambiente complessivo circostante potrà trarne ulteriore beneficio anche in presenza di un modesto aumento del possibile effetto negativo accennato in precedenza. Ora se a realizzare questo “interesse pubblico” è una impresa privata, mi pare logico che gli enti pubblici, che in definitiva sono i beneficiari dell’attività d’impresa del privato, debbano mettere l’impresa privata nelle condizioni di poter produrre adeguati utili, in vista dei quali lavora e rischia capitali e senza i quali non avrebbe ragione di esistere.
    Dunque gli utili derivanti dalla produzione dell’energia elettrica mediante combustione del biogas sorgente dal processo di lavorazione del particolare tipo di rifiuti trattati, devono considerarsi funzionali all’esistenza stessa dell’impresa. Vero è che tale combustione, per quanto protetta da adeguati accorgimenti tecnici, inevitabilmente produrrà un inquinamento che il prof. Gianni Tamino ha valutato sicuramente in modo corretto, ma altrettanto vero è che tale inquinamento verrà spalmato in un’area molto ampia tale da avere effetti anche in località molto lontane, così come noi sopportiamo gli effetti dell’inquinamento prodotto altrove. La conclusione è che l’elettricità prodotta dal nostro biogas, che comunque è una fonte rinnovabile e poco inquinante e per questo incentivata dal governo nazionale, consentirà di contenere la produzione della stessa energia elettrica da qualche altra parte, magari in modo più inquinante. E’ bene tenere sempre presente che si sta tentando di uscire da una situazione che è la peggiore fra le ipotesi previste nei diversi studi e cioè il conferimento in discariche molto lontane con conseguente produzione di inquinamento su inquinamento. C’è però da dire che a Ciminna la raccolta dei rifiuti porta a porta già viene effettuata da alcuni anni, e anche la differenziazione viene fatta con risultati forse modesti anche perchè finora è mancata la possibilità di conferimento in impianto di compostaggio della parte imida e organica dei rifiuti.
    E’ ovvio che tutte le attività propedeutiche alla realizzazione di quanto sopra descritto dovrebbero essere svolte in maniera trasparente e nel pieno rispetto della legalità.
    In tale prospettiva in questi giorni sono andato a leggere nell’albo pretorio on line del Comune di Ciminna la delibera n. 3 del 9/2/2015 con la quale è stato dato il nullaosta alla Green Planet s.r.l. per la costruzione e gestione di un impianto di compostaggio nel territorio del comune di Ciminna.
    Nel leggere la delibera e l’allegata proposta di deliberazione sono rimasto letteralmente allibito. Il perchè, chi è interessato, lo potrà scoprire semplicemente accendendo un qualsiasi dispositivo connesso a internet, inforcando gli occhiali (se ne avesse bisogno) e collegandosi al sito del comune di Ciminna, albo pretorio on line.
    Ora dico io. E’ normale deliberare di concedere il nullaosta al progetto definitivo trasmesso dalla ditta Green Planet s.r.l., in presenza dei seguenti elementi chiaramente indicati nella proposta di deliberazione?

    1) L’impianto sarà ubicato in un’area di 12.810 mq. nella disponibilità della ditta a seguito contratto preliminare di acquisto con un privato (c’è pure il nome) stipulato in data 30/7/2014;

    2) Il sito identificato si trova in area territoriale omogenea classificata “E – zona agricola produttiva” dal vigente piano regolatore generale del comune di Ciminna ed è adiacente all’area industriale del consorzio per l’Area di Sviluppo Industriale (ASI) della provincia di Palermo;

    3) la proposta di deliberazione contiene la seguente clausola: “fatta salva ogni altra espressione di parere/approvazione da parte degli organi politico/amministrativi in ordine alla discendente variante al P.G.R., competente al proprio ruolo e/o funzioni” (in parole povere: va approvata la variante al piano regolatore da parte degli organi competenti)

    Deduzione mia personale: senza l’approvazione della variante (a me non risulta che sia stata fatta), 1.600 mq. di capannoni e biocelle e 131 mc. di box prefabbricati dovrebbero essere abusivi.
    A questo punto come cittadino-elettore, anche abbastanza indignato, chiedo ai consiglieri presenti a quella riunione Faraci, Mannina e Urso Miano di motivare la loro fuga dalla funzione di controllo che deve esercitare la minoranza, omettendo di esprimere un no deciso, inequivocabile e motivato all’approvazione della delibera n. 3. Stessa richiesta faccio ai consiglieri assenti ingiustificati, stante a quanto risulta nella delibera.

  3. Come avevo preannunciato, continuo il mio commento sulle altre due parti che ha affrontato il prof. Gianni Tamino nella sua relazione.
    Per quanto riguarda l’ArrowBio faccio osservare quanto segue.
    Il fatto che si utilizzi una grande vasca d’acqua per separare i diversi materiali, francamente lascia un po’ perplesso anche me, però a quanto pare è questo il nocciolo del brevetto e non avrebbe senso brevettare un metodo se prima non si sia accertato sperimentalmente che effettivamente funzioni, tenendo anche conto che un brevetto internazionale dovrebbe avere un costo piuttosto elevato. Inoltre è precisato che una volta avviato l’impianto non necessita più di immissione di altra acqua e che non viene rilasciata nell’ambiente acqua residuale.
    Per gli altri aspetti tecnici non ho le competenze necessarie per fare valutazioni apprezzabili ma per questo è sicuramente utile quanto scritto dal prof. Tamino.
    Per l’energia elettrica prodotta con la combustione del biogas anche per ArrowBio vale quanto detto per Green Planet.
    Come fatto per Green Planet, sono andato a leggere la documentazione reperibile nel sito ufficiale del comune di Ciminna per valutare gli aspetti amministrativi della questione.

    Leggendo l’intervento dell’ing. Savasta riportato nel testo della delibera n. 36 del 28/10/2015, rilevo i seguenti aspetti per me significativamente rilevanti:

    1) E’ stato sottoscritto un protocollo d’intesa da 15 comuni per l’individuazione di un sito e la realizzazione di un impianto per il trattamento e lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani con l’obbligo di conferire in toto gli RSU prodotti dai propri abitanti.

    2) Quando verrà realizzato l’impianto ogni comune facente parte del comprensorio dovrà occuparsi dei servizi, portare i rifiuti, che non dovranno essere differenziati a monte dai cittadini, e l’impianto dovrà provvedere, attraverso un processo di selezione, a separarli, a differenziarli.

    3) L’ing. Savasta rileva che il bacino d’utenza presuppone una portata giornaliera, che l’impianto può smaltire la quantità di rifiuti già prevista per tutti i comuni, che non ci sarà un problema di accatastamento e che pertanto i rifiuti verranno subito trattati.

    Da quanto sopra si evince chiaramente che l’ArrowBio, nell’ipotesi che avesse ottenuto tutti i permessi e le autorizzazioni richieste, in prospettiva avrebbe avuto l’esclusiva sul trattamento di tutti i RSU prodotti nei comuni che hanno sottoscritto l’intesa. Tale esclusiva riguarderebbe anche la differenziazione degli stessi RSU, ragione per cui nei predetti comuni sarebbe perfettamente inutile fare raccolta differenziata, raccolta che comunque è già faticosamente iniziata e sulla quale si è già molto investito anche in termini di sensibilizzazione della popolazione alla raccolta differenziata.

    Inoltre sembra che tutte le persone coinvolte nei diversi ruoli nell’approvazione della delibera n. 36 abbiano completamente dimenticato che è stato già concesso il nullaosta al progetto definitivo della Green Planet per la realizzazione e gestione di un impianto di compostaggio (delibera n. 3 del 9/2/2015) che è completamente in contrasto con il progetto ArrowBio.

    Tuttavia la dichiarazione di pubblica utilità deliberata il 28 ottobre scorso è solo un presupposto che sarebbe servito, a conclusione dell’iter autorizzativo, per avviare la procedura (non semplice) di esproprio del sito su cui avrebbero dovuto essere edificati gli impianti. Prova ne è che tale dichiarazione è stata richiesta solo al comune di Ciminna, nel cui territorio dovrebbero sorgere gli impianti, e non agli altri comuni facenti parte dell’intesa.

    A complicare ulteriormente una situazione già di per sè molto complessa, è il fatto che il progetto ArrowBio è stato proposto a ben 15 comuni facenti capo a 3 diverse SRR che rendono impossibile l’approvazione del progetto ad una singola SRR. E’ ora chiaro che tale progetto per avere qualche possibilità di realizzarsi dovrebbe essere proposto ad un singolo paese o città che abbia un numero di abitanti sufficiente a garantire una produzione di RSU che faccia funzionare gli impianti a pieno regime. Questo errore strategico e altri di natura amministrativa, rivelano che la ArrowBio Italia s.r.l. ha un apparato amministrativo del tutto inadeguato che spiegherebbe anche il perchè in Italia ancora non sia entrato in funzione alcun impianto che utilizza quella tecnologia che comunque, a mio parere, è più che valida.

    In ogni caso questa esposizione è puramente teorica in quanto il progetto ArrowBio proposto al nostro Comune è miseramente crollato per difetto di fondamenta.

    La terza ipotesi proposta è sicuramente validissima a tal punto da sembrare un perfetto manuale.
    A ben vedere alcuni punti quasi coincidono con le soluzioni ArrowBio e Green Planet laddove si parla di “un’efficace separazione a monte della frazione organica, che va destinata principalmente al compostaggio (domestico e industriale)”, “realizzazione di adeguata impiantistica alternativa a discariche e inceneritori” e della gestione della FORSU.

    Alla completa attuazione di tale ipotesi osta però la carenza del senso civico di una notevole parte degli abitanti del nostro comune che spesso si palesa con abbandono di rifiuti in posti non idonei nonchè di immondizie varie in luoghi pubblici nonchè di deiezioni animali non correttamente gestite dai proprietari degli animali medesimi. Per non parlare delle cicche di sigarette che si accumulano dappertutto e non c’è vaso di piante collocato in luoghi pubblici che si salvi da tale calamità.
    Comunque bisogna riconoscere che, grazie alla raccolta porta a porta che si effettua da alcuni anni nel centro urbano e dintorni sono spariti i cassonetti e gli annessi cumuli di immondizie con un deciso miglioramento dell’igiene ambientale. Grazie anche agli sforzi dell’amministrazione comunale per tenere puliti i luoghi pubblici, ritengo che attualmente Ciminna in quanto a decoro ambientale sia nella migliore condizione da quando è stata fondata. Detto per inciso anche il miglior risultato nell’approvvigionamento dell’acqua potabile è stato portato a casa dall’amministrazione dell’attuale sindaco Vito Catalano.
    Le critiche costruttive sono sempre utili, ma se non si riconoscono gli effettivi meriti non si va da nessuna parte.

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