Biblioteca di Ciminna, in arrivo un nuovo studio sulle cinquecentine e i libri proibiti

 di Domenico Passantino

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Presso la Biblioteca dei Cappuccini di Ciminna «con decreto del 21 aprile 1738, dato a Roma dalla sacra congregazione dell’Indice, si ottenne il permesso di tenere in essa, fatte alcune eccezioni, tutti i libri proibiti, purché la chiave fosse conservata dal padre guardiano o dal bibliotecario» .

Eccone uno. Presto anche gli altri (se interesserà alle Istituzioni)

Serafici Splendori compartiti per li giorni di Quaresima, di Mario Bignoni (1601-1660), Venezia-Baba, 1654. Treccani on line: «Il titolo del Quadragesimale esemplifica bene lo stile ampolloso e retorico di M., che alle citazioni dei Padri della Chiesa e degli autori cristiani associa ogni sorta di simboli e paragoni astronomici e astrologico-mitologici, spesso a discapito della chiarezza dottrinale dell’esposizione. Va tuttavia precisato che i suoi scritti non erano destinati direttamente al pulpito, ma costituivano una sorta di corso di predicazione, dal quale i lettori-predicatori avrebbero dovuto attingere con un certo discernimento, evidente anche dal tono prudente con cui i superiori cappuccini redigevano le approvazioni di queste e altre simili opere» . (Formato 4°). Se ne possedeva 1 (una) copia che esiste ancora, catalogata con numero 1614.

Sulla Biblioteca dell’ex-Convento dei Cappuccini di Ciminna

La Biblioteca dell’ex-Convento dei Cappuccini di Ciminna Vito Graziano, nel suo catalogo dei libri appartenuti ai frati cappuccini, alle pagine 1-4, tratta brevemente la storia della Bibliotheca Capuccinorum e la dice fondata nel diciassettesimo secolo, promossa principalmente dal Reverendo Padre Antonino Maria da Ciminna (morto il primo luglio del 1768 all’età di 73 anni), “il quale fece costruire il locale e comprò un gran numero di opere”. In seguito si occuparono della biblioteca Fra’ Angelo e Domenico da Caltanissetta, i Reverendi Padri Lodovico, Giovanni Battista e Bernardo da Scopello, il Reverendo Padre Arcangelo da Palermo e Padre Serafino da Ciminna. L’11 settembre 1871 la Biblioteca e i libri in essa conservati, per decreto ministeriale, diventa proprietà del comune di Ciminna a condizione che vengano spesi ogni anno 200 Lire per farne un inventario esatto e affinché venga mantenuta ed incrementata nel tempo. Il Graziano dice che il Comune non si curò affatto di questi libri e lui stesso fu costretto più volte a chiedere autorizzazione alle autorità per avere la possibilità di sistemare i libri della Biblioteca; ci provò una prima volta il 27 agosto del 1899 e non ottenne alcuna risposta; il 28 giugno del 1901 ritentò e questa volta ottenne il permesso e finalmente l’8 di marzo del 1902 ebbe affidato il compito di compilare l’elenco “di tutti i libri esistenti nella detta Biblioteca”. Il catalogo del Graziano, come spiegato da lui stesso a pagina 3, divide tutte le opere in “9 cataloghi secondo le materie che trattano: historici, canonica, Patres, expositores, praedicabiles, spirituales, morales, scolastici, miscellanea, proibiti”, secondo l’ordine alfabetico degli autori, in numerazione progressiva e con la data e l’anno di pubblicazione (se conosciuti) e il numero delle copie possedute; dovrebbero inoltre trovarsi indicati per ciascun libro, a detta di Graziano, “la fila o palchetto dello scaffale in cui si trova”. In verità nel catalogo a noi pervenuto in duplice copia – delle quali l’unica a cui ho avuto accesso è quella conservata alla Biblioteca comunale F. Brancato – non risultano annotate queste ultime informazioni. Conclude la sua introduzione al catalogo, datata Ciminna, 6 ottobre 1902, dicendo che il patrimonio librario appartenuto ai Cappuccini e conservato al suo tempo, contava 1266 opere, per un numero totale di volumi pari a 2243. Delle opere di cui Graziano aveva cognizione della data di stampa riporta (a parte i 12 manoscritti): 70 appartengono al XVI secolo; 401 appartengono al secolo XVII; 609 appartengono al secolo XVIII: 56 appartengono al secolo XIX; 2 appartengono al secolo XX. Facendo un calcolo: 70+401+609+56+2=1138. Graziano aveva contato 1266 opere, e, se da queste togliamo 12 manoscritti e le 1138 di cui si conosce l’anno di pubblicazione, rimangono avvolte dal mistero 116 opere. Osservando il catalogo di Milazzo del 1981, invece, si desumono i seguenti numeri: 30 appartengono al XVI secolo; 182 appartengono al XVII secolo; 350 appartengono al XVIII secolo; 10 appartengono al XIX secolo; 3 manoscritti; 0 appartengono al XX secolo; 20 sono di attribuzione incerta. Nell’anno 1989, scrive a penna Milazzo, furono aggiunti altri 4 volumi, un manoscritto (non c’è data d’ingresso), 3 nel 1991 e, infine, 1 nel 1996. Le opere nel 1981 erano 572; i libri di incerta attribuzione 20, manoscritti 3 (a cui se ne aggiunse un quarto in seguito) e 7 libri aggiunti dal 1989 al 1986; complessivamente l’elenco di Milazzo conta 952 libri+8 di aggiunta. Un totale di 960 libri di cui 4 sono manoscritti. Ad oggi ne conto 974 di cui 4 sono manoscritti. Dal 1996, anno dell’ultima aggiunta annotata dal Milazzo, si saranno inseriti 14 libri, la cui aggiunzione, tuttavia, non è stata registrata (diversamente si deve pensare ad un errore di calcolo). Dai tempi di Graziano (1902) a quelli di Milazzo (1981) possiamo stilare questa tabella: (Opere contate dal Graziano) 1266 – (Opere contate dal Milazzo) 572= (Opere andate perdute) 694 (Libri di incerta attribuzione ai tempi di Graziano) 116 – (Libri di incerta attribuzione ai tempi di Milazzo) 20 = (Libri andati perduti di incerta attribuzione) 96 (Cinquecentine contate dal Graziano) 70 – (Cinquecentine contate dal Milazzo) 30 = (Cinquecentine andate perdute) 40 (Tuttavia vedremo che non è così). (Totale libri Graziano) 2243 – (Totale libri Milazzo) 960 = il totale dei libri perduti dal 1902 al 1996 ammonta a 1283.

 

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