Sant’ Anna dalla Palestina a Ciminna

foto di Angelo Cucco
foto di Angelo Cucco

Pro Loco di Ciminna

Museo Etnografico – via Roma 90023 Ciminna

Quadernetto n. 3 – Pro Loco di Ciminna

   Sant’ Anna  dalla  Palestina  a  Ciminna

Coincidenza ?

Con il quadernetto n. 1 sulla storia degli Ebrei di Ciminna ho fatto cenno alle” strane coincidenze”verificatesi  dal momento in cui casualmente mi trovai davanti l’ingresso del ghetto ebraico di Venezia .

Oggi, dopo tanti anni, la storia si ripete. Pochi giorni fa ,dopo il 1°matrimonio francese celebratosi a  Ciminna lo scorso 10 luglio, ho effettuato una ricerca sul  computer per verificare se erano state pubblicate  le foto sul Giornale di Sicilia.

Poco dopo aver cliccato le parole “matrimonio francese” e “Ciminna” sul motore di ricerca è comparso un sito  con scritto Sant’Anna …Ciminna.

Incuriosito, ho abbandonato la ricerca sul matrimonio e ho letto la storia che  di seguito leggerete. Mi direte  “ e la coincidenza?”

In apparenza nessuna, ma mezz’ora dopo aver letto questa storia, mi hanno fatto visita Antonio Ciminna e  la moglie, rispettivamente padre e madre dello sposo, che mi portavano un dono come ringraziamento per la buona riuscita del matrimonio.

Era un piccolo pacchetto, non troppo pesante, me lo diedero dicendo “ spero ti faccia piacere”. L’ho preso, l’ho aperto  ed ancora incredulo  mi si mostrava una statuetta in maiolica di Sant’Anna.

Coincidenze? Chiamiamole così!

Di seguito la storia delle Reliquie Sacre di Sant’Anna e della loro presenza temporanea a Ciminna.

 

Nota bene: quanto segue  è riportato per intero dal link  https://santanna.wordpress.com/santanna/storia-e-leggenda e non frutto di ricerca personale.

 

 

Sant’Anna,  Madre  di Maria,  Nonna  di Gesù Crocifisso e  Ciminna

Storia e legenda delle reliquie di Sant’Anna

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Storia e Legenda

Durante l’espansionismo islamico, San Longino (1) che si trovava in Terra Santa,  oggi  Israele / Palestina, volle preservare il Sacro Corpo della Madre di Maria dalla profanazione affidandolo alle cure dei cristiani che qualche secolo dopo lo portarono presso i Carmelitani e poi in Francia, dove fu accolto nella Cattedrale di Apt (2) dedicata alla stessa Santa.

Passarono gli anni e venne il tempo delle persecuzioni di Marco Aurelio (3) che costrinsero il vescovo di Apt a nascondere il Sacro Corpo che sicuramente sarebbe stato profanato;  così fece scavare una nicchia nel muro della Cattedrale e la seppelli  in una bara di cipresso.  Prima di murare la celletta, per pietà e per rispetto, accese un lumino sapendo che esaurendo l’ossigeno lo stesso si sarebbe spento.

Passarono  630  anni,  quando l’Imperatore Carlo Magno si trovò a passare dalla città di Apt, era il tempo in cui si combattevano gli eretici. In quei giorni si festeggiava la festa del ringraziamento ed un muto, durante la Santa Messa, d’improvviso, cominciò ad urlare ed indicò con insistenza un muro della Cattedrale. Si comprese subito che li si doveva scavare e così fu fatto…..improvvisamente si scorse un bagliore sospetto……..un lumino acceso.   Era il lumino che Auspicio aveva acceso 630 anni prima nel momento in cui murò la celletta.

La bara fu aperta ed apparve il Sacro Corpo con una targhetta d’argento sul capo che recitava in lingua greca “ Il Cranio di Sant’Anna la Madre della Madre di Dio”.

Accorsero quindi tutti i nobili della zona e tutti decisero di dividersi l’intero corpo per  farne importantissime reliquie.

Guglielmo II° di Ventimiglia (4) il più importante fra i nobili, chiese ed ottenne la maggior parte dei “frammenti” del cranio ( parte anteriore del teschio, fronte e mandibola superiore più qualche altro frammento). In cambio cedette alla Chiesa tutti i suoi  possedimenti esistenti nell’attuale Regione Francese della Lorena. Le rimanenti parte del teschio, rimasero per un periodo in Francia, ma poi si dispersero in tutta Europa.

Il Ventimiglia, fece sostituire col bronzo le parti del teschio mancanti e da quel momento divennero le Reliquie del Sacro Teschio col nome di “ Sacro Teschio di  Sant’ Anna”.

Salito sul trono Federico II° (5) Imperatore del Sacro Romano Impero, decise di combinare il matrimonio tra Arrigo Ventimiglia (residente ancora in Francia e l’Italia del Nord) e Isabella Contessa di Geraci Sicula. Il matrimonio avvenne ed il Ventimiglia si trasferì in Sicilia conducendo con se la Sacra Reliquia;  prima a Palermo e successivamente a Geraci collocando il Sacro Teschio di Sant’ Anna nel Castello di Geraci.

Siamo alla fine del mille e trecento, e la Sacra Reliquia rimase a Geraci  per circa 2 secoli. Tuttavia, la tradizione vuole che gli abitanti di Geraci adoravano la Santa si,  ma in modo blando (il vocabolo tramandato è malamente che racchiude diverse sfumature e significato).

Nel 1454, il Conte Giovanni I° Ventimiglia decise di trasferire l’intera Corte al più grande Castello di Castelbuono, terminato circa 130 anni prima, ed ivi trasferì  anche il Sacro Capo di Sant’ Anna. Il popolo accolse la reliquia con somma fede. I Castelbuonesi  riversarono la loro devozione nella Santa soprattutto perché era la Madre di Maria a cui l’intera cittadina è legata particolarmente  sin da quei tempi.

Sant’ Anna ricambio la loro fede con molteplici miracoli alcuni dei quali molto particolari come il miracolo del fuoco.  Si narra infatti che il paese fosse devastato da un incendio che avanzava rapidamente ed impossibile da spegnere con i soli secchi d’acqua. I castelbuonesi dunque andarono incontro alle fiamme con la reliquia a loro seguito e durante il suo passaggio, le fiamme si spensero rinfrancando le anime afflitte dei cittadini.

Ma un brutto giorno, il 25 luglio 1603, una terribile notizia scosse il popolo di Castelbuono, quel giorno infatti, il Marchese Giovanni III° Ventimiglia era  arrivato nel paese per dare inizio ai solenni festeggiamenti e conduceva al maniero un seguito di nobili. Giunta l’ora di esporre il Sacro Teschio, il  Marchese si apprestò ad aprire il cofanetto in cui era custodita la Sacra Reliquia, ma……..la Stessa era sparita.

Anche se il buon Marchese cercò di nascondere l’accaduto, il popolo capì cosa era successo e divenne triste. Le campane suonarono a morte.

Si tramanda che furono persino esposti in tutti i balconi delle manti nere a segno di lutto.

A quel punto, il Marchese cominciò immediatamente la ricerca del Teschio e subito si capì che a rubare la Sacra Reliquia fu Fra Giovanni da Tusa. Quest’uomo di Convento era stato anzitempo arrestato e posto nelle carceri del Castello. Tuttavia a  Fra Giovanni per  intercessione del Padre Provinciale gli era stato concesso  di vagare libero per il maniero.  Fece amicizia con il Cappellano e n’ebbe le chiavi della cappella dedicata alla Santa, successivamente si finse pazzo e la sua pazzia durò a lungo tanto che la sua presenza suscitava l’ironia dei castellani. Un giorno però sparì e nessuno diede peso alla sua fuga.

Dopo il furto, il Marchese cercò Fra Giovanni in tutta la Sicilia e lo ritrovò dopo qualche tempo in un Convento di  Messina, ma morente e prima di spirare pronunciò al Marchese una sola frase ( Santa Lucia) e spirò.

Tornato allegro a Castelbuono  il Buon Marchese fece rovistare completamente la contrada che porta quel nome, compreso una piccola Chiesa di campagna ancora esistente, ma niente…..non fu trovato niente.

Nel 1610 il Marchese chiese alla Santa Sede un’altra reliquia di Sant’Anna, ma Fra Francesco un virtuoso cappuccino, confortandolo, gli preannunciò che il ritrovamento del Santo Cranio sarebbe avvenuto molto presto.

Dopo qualche anno, lo stesso Fra Francesco discorrendo con la Contessa Ventimiglia le disse: Eccellentissima, state in allegria che la ritroverete ed abbiate cura di custodirla come un prezioso tesoro. Ma io non potrò goderne la vista perché quando sarà nelle vostre mani non sarò più vivo. Era il mese di dicembre 1614. Dopo poche settimane muore Fra Francesco e la profezia si avvera. Il 22 Gennaio 1615, nel Convento di  Santa Lucia del Borgo di Palermo un Frate zoppo dalla nascita stava zappando l’orto quando improvvisamente colpì una cassa sotterrata ed apertala vide un cranio. Il povero Frate penso che fosse saraceno e lo prese per dargli un’altra sepoltura. Ma appena ebbe fra le mani quella preziosa Reliquia guarì dalla sua infermità. Lo stesso legno della cassa che era stato in contatto con il cranio si dimostrò miracoloso, infatti prima spense le fiamme tra cui era stato buttato (le fiamme s’allontanarono crepitando) poi guarì diversi ammalati tra cui un Monaco afflitto dalle piaghe.

Il Cranio fu subito portato dall’Inquisitore che in quel tempo era un certo Roxas, ma nessuno dei presenti riuscì a decifrare le lettere greche. Venne così chiamato il colto Abate di Santo Spirito (sempre a Palermo) il quale capì il significato di quelle lettere ma essendo intimo amico dei Ventimiglia, ingannò l’Inquisitore finse di non comprendere e si licenziò.

Il furbo Abate, si recò immediatamente al Castello di Ciminna  ove risiedeva il Marchese Giovanni III° Ventimiglia figlio di Maria Ventimiglia e Simone Ventimiglia e gli comunicò l’accaduto. Il marchese Giovanni, prontamente prese con se 200 cavalieri e li condusse sino alle porte di Palermo, ivi giunto per non destare sospetti, fece entrare i cavalieri a gruppi sparsi dalle diverse porte di ingresso e diede appuntamento davanti il Palazzo dei Roxas. I cavalieri giunti al palazzo lo circondarono, il Marchese Giovanni intimò l’inquisitore di restituirgli la Sacra Reliquia ed al rifiuto dell’inquisitore lo stesso minacciò di fare abbattere il palazzo. Si racconta che a quel punto uscì  la moglie dell’inquisitore e pregò il marito di aderire alla richiesta del Marchese, cosa che fu fatta e con la Sacra Reliquia avvolto in un manto il Marchese con le gote irrigate dall’emozione ed i suoi cavalieri senza colpo ferire rientrarono a Ciminna. Tuttavia, per il trambusto causato dall’invasione del palazzo a Palermo, l’esercito regio di Palermo cercò di attaccare il Marchese Giovanni, ma Sant’ Anna ansiosa di tornare al paese a Lei votato fece un grande miracolo: Il cielo tutto ad un tratto si oscurò, tuoni, fulmini, saette e scrosciosa pioggia si abbatterono  contro l’esercito regio che impaurito rientrò nella loro caserma,  mente il Marchese ed i suoi cavalieri all’asciutto poterono rientrare al Castello di Ciminna.

La Sacra Reliquia di Sant’ Anna rimase in Ciminna per circa una settimana; il tempo necessario al Marchese per organizzare un pellegrinaggio per il trasferimento definitivo al Castello di Castelbuono.

Molti Ambasciatori di tutte le città che avrebbe attraversato,  inviarono a Ciminna scorte di messi  affinchè al suo passaggio si onorasse la Sacra Reliquia di Sant’ Anna. Grandi furono i festeggiamenti al passaggio del corteo e tutti i nobili di ogni paese si unirono al corteo. Tra tutti i paesi si ricorda la festa della città di Termini che durò ben 7 giorni con colpi di cannone, musica e mortaretti. Il Corteo giunse a Castelbuono dopo 9 giorni.

Giunto nei pressi del paese, gli si parò davanti una scena emozionante, infatti saputo dell’arrivo della reliquia, i cittadini vi andarono incontro e si fecero trovare tutti a faccia a terra. Il Marchese spronò allora il cavallo e preso in mano il Teschio lo mostrò ai cittadini che si sciolsero nel tradizionale “evviva Evviva a Matri Sant’ Anna”.

Il Marchese parlò così interrotto dall’emozione  (su fedelissimi vassalli, figli del mio sincero e cordiale affetto – congaudete mecum congratula mini mihi quia inveni dracma, quam perierat  “congratulatevi con me e gioite con me perché ritrovai la reliquia-dracma per la famosa parabola evangelica, che era perduta”). Eccovi qui il perduto si, ma poco fa ritrovato tesoro. Eccovi la Nonna del Vostro e mio comune redentore. Eccovi la Vostra singolar  Patrona e Protettrice, la quale si è compiaciuta venir di nuovo ad abitar fra voi. Non più lacrime per l’innanzi di mestizia e di dolori, ma d’allegria di gaudio e sommo giubilo. Allegrezza, allegrezza: giacchè per l’avvenire avrete ed avremo tutti a chi nei correnti bisogni ricorrere; ne sarà scarsa colei in far delle grazie, che fu Genitrice della Madre di ogni grazia. Orsù giacche il gaudio è comune, e l’utilità che speriamo universale. Si faccia finalmente ingresso nella fortunata città con applausi comuni. Risposero i cittadini:

Tanto si farà (fararsi) e riprese il Marchese: Viva dunque la gloriosa Madre Sant’ Anna ed il popolo rispose in ultimo: Viva, viva in sempre eterno (empiterno) la Madre Maria e la Nonna di Gesù nostra avvocata Sant’ Anna.

Il teschio fu condotto all’eremitaggio della Madonna del Parto dove era custodito il corpo di San Guglielmo (Beato Guglielmo da Polizzi)  in attesa che si organizzasse la festa.  L’enorme corteo ospitò anche i penitenti. Vuole la tradizione che il Marchese Giovanni ormai scottato, prese il Teschio in segreto e lo portò al maniero dove la conservò. Si costituì un comitato a cui presenziarono gli stessi Marchesi che pagarono l’intera festa. Furono istituiti 11 giorni di festa, nove in ricordo del pellegrinaggio e due di festa solenne. I festeggiamenti  cominciarono nel mese di settembre, con corse di cavalli, giochi artificiali e musica e fu fatta anche una lunghissima processione a cui presero parte tutte le confraternite con il fercolo (vara) dei rispettivi Santi, tutto il clero, due vescovi, quattro Abati mitrati fra cui quello di Santo Spirito, Nobili, Magistrati e tutto il popolo. Vennero eletti archi trionfali e superbi altari, vennero esposti preziosi ammanti e le Chiese furono tutte ornate di ori e d’argenti. La processione entrò in tutte le Chiese e passò per la maggior parte delle strade. Ad ogni cantone si spararono mortaretti e tutte le campane suonarono a festa per tutto il percorso mentre il popolo acclamava ad ogni stante  “Viva, viva a Matri Sant’ Anna”. Appena la reliquia arrivo al castello una salva di maschioni comunicò ufficialmente il ritorno della Santa Reliquia.

La reliquia entrò, ma il popolo non era ancora soddisfatto e così fu disposto che la Sacra Reliquia si affacciasse  un’ultima volta per una solenne benedizione. Infine nella stessa sera Sant’Anna fu eletta Patrona di Castelbuono.

Ma le perizie non hanno termine, infatti altri due tentati furti s’ebbero nel novecento.

Durante la seconda guerra mondiale i francesi volevano impossessarsi della Sacra Reliquia, aprirono la porta ed estrassero la stessa…..ma appena usciti dalla cappella, giunti alle scale, la Reliquia divenne pesantissima. Loro scendevano le scale e la reliquia diventava sempre più pesanrte finchè il peso divenne insostenibile per cui i francesi impauriti fuggirono. La Reliquia fu ricondotta nella cappella dai castelbuonesi senza alcuna fatica.

Lo stesso fecero gli americani che cercarono di impossessarsi della reliquia ma appena la reliquia varcò l’uscio della cappella……tutte le campane si misero a suonare ed i castelbuonesi accorsero in suo aiuto e si racconta che i gradini mentre i soldati americani scendevano, gli stessi diventavano più lunghi.  Appena la gente accorse, mise in fuga gli americani e ricondusse la reliquia dentro la cappella.

Oggi riposa definitivamente nella cappella palatina del Castello di Castelbuono ed i festeggiamenti annuali si svolgono dal 17 al 27 luglio.

Per chi volesse approfondire l’argomento si consiglia la seguente bibliografia.

(1) San Longino, il soldato romano che con la sua lancia trafisse il costato di Gesù Crocifisso e che secondo la tradizione si racconta che la linfa che defluì dal suo fianco divino lo guarì da una infermità oculare e lo convertì al cristianesimo.

(2) Apt – Cattedrale di Apt dedicata a Sant’ Anna e dove sono conservate

Altre reliquie della Santa – si trova in Provence (Francia).

(3) Persecuzioni di Marco Aurelio – attorno al 150 d.c.

(4) Guglielmo II° Ventimiglia nato nel 1250. Conte di ventimiglia Ligure, Lozane e delle Alpi Marittime.

(5) Federico II° meglio conosciuto come “Stupor Mundi”.

 

                                                                                 Giuseppe Guttilla

                                                                               Presidente Pro Loco di Ciminna

One Reply to “Sant’ Anna dalla Palestina a Ciminna”

  1. credo ci sia un errore temporale nell’articolo. Longino è contemporaneo di Gesù (primo secolo D.C.). islam è una religione del 7° secolo D.C.

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