Presentazione libro: “Quando la Sicilia diventa Italia. Il Risorgimento nelle opere di Francesco Brancato fra storia e filosofia”

copertina-libro-giuseppe-nigliaccio-250x300Sabato 27 luglio alle ore 17:30 presso l’aula consiliare”A. Scimeca” del Comune di Ciminna sarà presentato il libro dal titolo: “Quando la Sicilia diventa Italia. Il Risorgimento nelle opere di Francesco Brancato fra storia e filosofia” di Giuseppe Nigliaccio, giovane talentuoso ciminnese che  dopo la pubblicazione di diversi saggi e recensioni è arrivato alla pubblicazione  del suo primo libro. Con grande orgoglio per l’importanza che Agorà Ciminna ha sempre dato alla cultura e soprattutto ai nostri talenti, vi inoltriamo l’invito a partecipare da parte dell’autore. Il libro sarà analizzato dal professore Tommaso Romano. La Redazione di Agorà Ciminna porge i suoi immensi auguri a Giuseppe sia per la sua pubblicazione, che per la recente abilitazione all’insegnamento; un grosso in bocca al lupo per il futuro.

Di seguito la prefazione del libro a cura di Manlio Corselli.

Nell’anniversario del primo centenario della nascita, la figura di Francesco Brancato suscita fra la cerchia degli studiosi un rinnovato interesse che è precipuo segno della sua inalterata centralità nel panorama della storiografia e della storia delle idee. E’ indubbio, infatti, quanto il contributo dell’illustre figlio di Ciminna si configuri ancora come un prezioso patrimonio di ricerca scientifica svolta con vasto respiro e profondità di indagine, ricerca che rappresenta un chiaro modello di impegno intellettuale poggiato da un lato sulla libertà di pensiero e dall’altro scevro da presupposti dogmatici.

La sua opera storiografica, lontana dai pregiudizi ideologici, sta a testimoniare le sue non comuni virtù di uomo consacrato al faticoso lavorio degli studi le quali appaiono costantemente orientate sia ad una rigorosa obbiettività sia ad un approccio di grande apertura e generosa liberalità nei riguardi della ricostruzione del passato umano, sempre, invero, messo a fuoco nei suoi variegati aspetti e nel ritmo della palingenesi civile e sociale.

Egli fu pertanto un professionista animato da una intensa curiosità verso la ricchezza spirituale del mondo umano, scrittore fecondissimo ed impeccabile per la competenza mostrata nel trattare i molti temi che vertevano sulla continuità della vita storica di un popolo, da lui piuttosto interpretata come conservazione della memoria e preparazione di tempi nuovi.

Sotto questa angolazione ed in considerazione che da appena due anni è trascorsa la celebrazione dei centocinquanta anni della proclamazione ufficiale della nascita dello stato unitario nazionale italiano, Nigliaccio, giovane e promettente speranza della tradizione storiografica di Ciminna, ha voluto rendere omaggio all’illustre Maestro mettendone in rilievo, in una cornice di senso organica, l’interesse dedicato alla formazione etico-civile del Risorgimento e alle problematiche strutturali che lo contraddistinsero.

Con mano ferma e sicura, l’Autore ha saputo ricondurre luoghi e momenti della produzione di Brancato lungo un filo conduttore assai originale poiché offre ai lettori la percezione della filigrana di un progetto storiografico consapevolmente pensato dal Brancato, la cui ideazione, però, non fu posta in essere secondo i canoni della tipica sistematica monografia ma fu sminuzzata in un mosaico produttivo i cui tasselli furono costituiti ora da saggi monografici su singole questioni meridionali e nazionali ora da corposi articoli che, se raccolti e riunificati insieme, sarebbero stati un ottimo ed unitario volume sull’argomento intestato all’elaborazione di una ‘certa idea dell’Italia’.

Adesso Nigliaccio pone rimedio ad una tale incongruenza mettendo in un ordine di continuità di riflessione l’impegno volto da Francesco Brancato a scrutare le radici culturali di una italianità, la quale appare testimoniata da una linea di pensiero che vichianamente la fa risalire alla culla della vetusta sapienza degli antichi popoli italici. Emerge, quindi, che il mito della ‘antiquissima Italorum sapientia’, secondo il filo conduttore della lettura dei testi del Maestro compiuta dal nostro giovane Autore, può fungere da linfa vivificatrice dell’unità spirituale e culturale degli Italiani del XIX secolo, cioè da autentica premessa di un patriottismo atto ad attivare energie di pensiero e di azione senza scivolare nelle esasperazioni nazionalistiche o deformarsi nella ricerca genealogica di presunti precursori.

In sintonia col Maestro, Nigliaccio ripercorre la tesi del Brancato intorno alla ricezione vichiana nel Risorgimento italiano, studiandone diligentemente l’impatto, la circolazione e le suggestioni della lezione del filosofo meridionale tra le figure intellettuali più eminenti del Risorgimento italiano per condividerne la conclusione circa quanto essa sia stata fondamentale per forgiare una visione del mondo storicista nel dibattito della cultura politica italiana del tempo.

Se la figura e il pensiero di Vico si presentavano in quel tempo quale punto di riferimento idealmente unitario per consolidare una sorta di coesione spirituale della nazione colta italiana, più travagliato appariva il percorso di unificazione sociale e politica dei popoli della penisola. Questa storia, osserva Nigliaccio sulle orme del suo famoso concittadino, sfida la complessità di armonizzare e pacificare il passaggio dalle piccole patrie alla più grande patria unificata, passaggio assai difficile, scandito da incomprensioni e sofferenze. Brancato, aggiunge l’Autore, non negò le contraddizioni che punteggiarono il Risorgimento, scrisse limpide pagine sulle fratture fra l’antico regime e il nuovo assetto liberal-nazionale, sulla transizione della dittatura garibaldina, sulla rabbia della rivolta popolare del ‘Sette e mezzo’, sul malessere sociale di un’isola e dell’intero meridione che parimenti anelavano ad una profonda riforma della proprietà terriera.

Nigliaccio nota infatti che <<emerge dall’analisi condotta da Francesco Brancato la consapevolezza che i moti risorgimentali non possono essere letti in una prospettiva univoca. Esiste una pluralità di piani di fattori, che intersecandosi hanno dato forma all’Italia, ma che non sono riconducibili a un principio comune. Non vi è stato, soprattutto nel meridione, una reale comunione d’intenti fra la varie fasce della popolazione>>. Brancato, dunque, delinea una storia fortemente problematica dell’incontro fra gli Italiani del sud e gli Italiani del nord senza mai allontanarsi dalla visione patriottica del raggiungimento di un bene politico lungamente sognato e per il quale giovani eroi versarono il loro sangue. Tuttavia egli nulla concede alla retorica nazionalistica ma guarda al riscatto della povera gente, attingendo agli archivi statali documentatissime pagine dedicate ai fenomeni dei fasci dei lavoratori e dell’emigrazione siciliana, così come esplora con scrupolosa attenzione la diffusione del primo socialismo nell’isola.

Il lavoro compiuto da Nigliaccio va pertanto oltre il semplice omaggio nei confronti del Maestro. La sua in realtà è una fatica intelligente per portare alla luce una sorta di ipertesto che sta permanentemente presente nell’ordito di tutta la produzione di Francesco Brancato, un testo legato alla meditazione sul senso, il significato e il fine del Risorgimento italiano. Far emergere questa opera per così dire nascosta, riscriverla in maniera palese in un testo efficace e persuasivo, è motivo di apprezzamento per l’acume di un giovane studioso verso il quale va la gratitudine di coloro che ebbero la fortuna e l’onore di essere formati dal magistero di Francesco Brancato.

                                                                                                           Manlio  Corselli

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