Io, Crocetta e la mia terra (pensieri, dopo il voto, di una siciliana critica)

da lasottilelinearossa.comunita.unita.it blog di Francesco Boccia deputato PD

Mentre iniziavo a scrivere un post su Rosario Crocetta e sulla sua storica vittoria elettorale in Sicilia, non riuscivo a non pensare a quel 53% di elettori che hanno scelto un’altra strada. Il non voto. Una strada discutibile, di disimpegno, ma che non va ignorata, né nascosta, ma rispettata. La vittoria di Crocetta è straordinaria per il suo inequivocabile significato e per le responsabilità storiche che assume il PD in un momento così delicato della vita politica italiana e siciliana. E allora ho preferito chiedere a un’elettrice siciliana appassionata, democratica, critica e giovane di scrivere tutto quello che pensa su questo passaggio. Non aggiungo altro stavolta. Non una parola in più. Anche nei passaggi che meriterebbero una risposta critica. Perché quando un’elettrice ti dice: “Parlo col cuore, a noi siciliani solo il cuore ci resta, il resto se lo sono già presi…”, resta solo una cosa da fare: leggere e riflettere. Resto convinto che Rosario Crocetta ne farà tesoro e riuscirà a cambiare la Sicilia.  (F. Boccia)

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Luglio 2012, finisce l’avventura del governo Lombardo, appoggiato e sostenuto anche da quel PD che oggi festeggia la vittoria di Crocetta Presidente e che domani, probabilmente, vista l’esigua maggioranza, si ritroverà ad accettarne l’appoggio. Luglio 2012, la Sicilia finalmente libera da Lombardo. Luglio 2012, appunto. Per una strana coincidenza giusto in tempo perché si vada alle urne con una legge elettorale che non ha avuto il tempo di essere modificata. E, sempre per la stessa coincidenza, gli onorevoli eletti all’Ars sono, ancora una volta, 90 e non 70 (come sarebbe stato se si fosse andato a votare nel 2013). E tutto questo perché è tempo di sacrifici, di sobrietà, di tagli ai costi della politica e della politica che deve dare il buon esempio.

I siciliani, a differenza di quello che si può pensare, non sono proprio stupidi e questi strani giochetti stavolta hanno fatto superare la soglia di sopportazione. A questo, poi, aggiungi i 32 indagati ben distribuiti tra le varie liste e tutto diventa più chiaro. E quel dato sull’astensione la dice lunga, 53%. Quindi, se queste sono le premesse, chi festeggia farebbe bene a posare le bottiglie. Qui non si tratta di guardare in casa di PD, Pdl, M5S. Qui a perdere è la politica tutta. Punto. Al cittadino siciliano non interessa se il PD rispetto alle ultime regionali, comunali, provinciali ha conquistato più o meno voti. Non interessa cosa avrebbe fatto il Pdl se si fosse presentato unito. Queste sono valutazioni da palazzo. L’unico dato certo è che più di un siciliano su due ha detto ‘basta’ e ha lasciato a riposo la tessera elettorale.

Io, invece, quel ‘basta’ ho preferito dirlo andando a votare. Presentandomi al seggio e mettendo convintamente quella X. Io personalmente ho votato Rosario Crocetta e ho votato PD, perché era la scelta più saggia. Ho votato Crocetta perché apprezzo l’uomo e la sua storia. Ma è proprio quella storia che, dentro la cabina elettorale, su una scheda che affiancava il suo nome al simbolo (anche ma non solo) dell’Udc, sembrava stridere un po’. Io ho votato Crocetta per quello che lui rappresenta, simbolo di rottura con tutto quello che la Sicilia è stata finora. La mia generazione, però, quella cresciuta negli anni di Capaci e via D’Amelio, è stata messa nelle condizioni di dover votare un presidente sostenuto dal partito che in Sicilia (prima del rinnovamento degli ultimi anni) fu di Cuffaro, quel ‘perseguitato politico’ che oggi sta scontando la sua condanna. E siamo stati messi nella condizione di dover votare un presidente che già alla vigilia si mormorava avrebbe dovuto accettare un eventuale sostegno di Grande Sud o Mpa. E abbiamo dovuto assistere a Raffaele Lombardo che, liberamente, disseminava candidati di suo gradimento qua e là, tanto per stare tranquilli comunque andasse. Io ho votato Crocetta, perché non c’era alternativa. Perché i comizi e le urla di Grillo non mi hanno convinta. Perché se scrivevi Musumeci non facevi fatica a leggere Saverio Romano.

Ho votato Crocetta per rispetto alla mia coscienza perché, catastrofismi e disillusione a parte, la Sicilia è sempre la terra del 61 a zero e un Presidente ex comunista fino a qualche anno (mese) fa ce lo saremmo sognati. Quindi quella fiducia che ho perso mi sono imposta di ritrovarla e oggi voglio credere sia a chi dice che chiederà ‘il voto sui singoli provvedimenti’ sia a chi prospetta un ‘dialogo aperto’. Io quella fiducia voglio ritrovarla perché lo devo alla mia terra. E ai tanti che oggi dicono ‘sarei felice di aiutarlo’ quando sarà il momento si può anche rispondere: ‘No, grazie’. Perché se il vissuto di Crocetta lo conosciamo, quello di chi ci ha governato negli ultimi anni è giusto non dimenticarlo. Perché il rispetto per tutti quei siciliani che hanno votato e credono nel cambiamento vale (o almeno dovrebbe valere) più di una poltrona all’Ars.

Io ho 28 anni, sono nata e cresciuta nella terra dei gattopardi e la frase del ‘tutto cambia affinché nulla cambi’ ci viene ripetuta come un mantra. Stavolta, però, nonostante tutto e nonostante Tomasi di Lampedusa, sembra che qualcosa si sia mosso. Spero che anche l’Udc a partire da questo voto e dall’esperienza elettorale di sostegno a Crocetta possa ammettere con franchezza le proprie responsabilità di malgoverno e invertire la rotta. Oggi è ancora il momento dei complimenti, dei proclami e dei festeggiamenti. Anche se io di festeggiare ho smesso da un po’. Adesso noi siciliani aspettiamo e pretendiamo i fatti perché di promesse, in questi anni, ne abbiamo sentite fin troppe. E quel 53% di astenuti le saprebbe elencare tutte, una per una.

Ermanna Sarullo

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