Il caso marò e le ragazze rapite in Siria. Casi simili ma tante differenze
di Filippo Leto
Proprio ieri sono state liberate Vanessa Marzullo e Greta Ramelli, le due ragazze italiane rapite nel luglio dello scorso anno in Siria e tenute in ostaggio dalla frangia siriana di Al Qaeda. Le due italiane infatti si trovavano in Siria per portare avanti il progetto umanitario ‘Horryaty’, fondato da loro qualche tempo prima, quando di loro non si ebbe più traccia fino al video diffuso dai sequestratori, dove costringevano Vanessa e Greta ad appellarsi allo Stato Italiano per pagare il riscatto utile per il rilascio. Anche se non vi è ancora chiarezza sui modi pattuiti per il rilascio, c’è di sicuro la certezza che l’Italia si è impegnata fisicamente ed economicamente nel provvedere al rilascio dei due connazionali. Ma nell’ascoltare questa notizia, non vi torna in mente la situazione dei due militari italiani trattenuti ingiustamente, da ben tre anni oramai, in India?
Le analogie ci sono; si parla di due italiani che vengono trattenuti in un altro Paese e a cui non vengono riconosciuti quei diritti sanciti dal codice internazionale, ma in questo caso la risoluzione del problema appare ancora lontana e macchinosa. I due fucilieri di Marina si trovavano all’estero per adempiere al regolamento che assegna alle unità mercantili italiane uomini della “Brigata S. Marco” per garantirne la protezione da atti di pirateria (in quanto la legge italiana vieta l’assunzione di ‘contractors’ per assicurare la sicurezza privata). Inoltre, nel caso dei due militari, il trattenimento non è causato da un organizzazione criminale o da una cella terroristica, ma dalle stesse istituzioni indiane che proprio in vista di accordi internazionali dovrebbero garantirne i diritti. Quindi, da una parte abbiamo chi per adempiere ad un dovere imposto dallo stato italiano si è trovato in mezzo ad un braccio di ferro tra due stati che sino ad oggi non ha portato nessuna risoluzione, mentre dall’altra chi per difendere diritti cardine dell’uomo si è immolato in un nobile compito, ma nel modo più dannoso possibile, ha messo a rischio la propria vita e quella del personale intervenuto per la loro liberazione.
L’opinione pubblica si è divisa sui metodi d’intervento dell’Italia in entrambe le situazioni, ma è triste vedere come sempre più spesso la massa viene facilmente influenzata da una visione sbagliata delle cose, venduta per comodità dalla grande maggioranza dei media e dei social, sotto mentite spoglie. Dopo tre anni ci sono Italiani che hanno quasi dimenticato che due militari per compiere il loro dovere sono prigionieri in un altro stato, lontani dalle loro case e dalle loro famiglie, ma soprattutto hanno dimenticato che in questa vicenda l’Italia e la Comunità Europea hanno preferito mantenere intatti gli accordi commerciali fra stati invece di premere su un maggior rispetto di quelli internazionali stipulati. Anzi, c’è qualcuno che non ha dimenticato i due marò ma senza una minima preparazione sull’argomento ed una chiara visione della vicenda accusa i due fucilieri stessi del reato di omicidio, congedandoli con frasi come “se la sono cercata”. Sono di meno invece quelli che hanno pensato la stessa cosa delle due ragazze, forse perché la foto di due ventenni con una bandiera di uno stato belligerante e integralista come la Siria in mano, oggigiorno fa più presa sul pubblico dell’immagine dei due militari che con dignità ed onore si riconsegnano all’India onorando la parola data e la divisa indossata. Forse perché ci si dimentica che prima di svolgere un azione, per quanto nobile e giusta, bisogna pensare alle conseguenze che essa può avere su se stessi e su altre persone. Forse perché in Italia ormai da troppo tempo preferiamo far diventare un eroe chi non lo è mai stato e screditare chi invece per amore verso la propria nazione compie il proprio dovere. O forse semplicemente perché in fondo ci importa poco quando un problema non ci tocca, o per lo meno non più di qualche ‘mi piace’ su Facebook.
La differenza sta che i Marò sono italiani di serie B… si sono succeduti tre governi e nessuno è stato capace di portarli a casa che è già una vergogna e non aggiungo altro. Per le due ragazze scommettiamo che tra qualche mese la magistratura italiana indaghera’ sui funzionari dei servizi segreti italiani che hanno negoziato il rilascio delle due? Pienamente d’accordo col Codacos. Con chi vive e ha vissuto sulle disgrazie degli altri, come la Boldrini, non può esserci solidarietà ma avversione alla loro ingordigia e falsità. Boldrini può ringraziare che in Italia non esiste un’opposizione degna di questo nome, altrimenti, sarebbe già scattata la richiesta di dimissioni per manifesta incompatibilità con gli interessi nazionali; sarebbe scattata la denuncia per favoreggiamento verso il nemico raccontando menzogne agli italiani.