Giovanni Lo Dico, a 85 anni autore di una memoria autobiografica

 

lodico

Si presenta sabato 8 giugno 2013 alle ore 20 nella Cappella Santa Barbara all’interno del complesso

dei Padri Domenicani in Piazza san Domenico, 1 a Palermo, nell’ambito del festival del libro indipendente “UNA MARINA DI LIBRI”, il volume “Finalmente le api mangiarono il miele. Autobiografia di un siciliano che non si rassegna”,  di Giovanni Lo Dico, a cura di Nicola Grato e Santo Lombino,  Adarte editori, Palermo 2013.

Interverranno: Giovanni Ruffino, Philippe San Marco, Nicola Grato e Santo Lombino.

Rosita Ferraro leggerà alcuni brani dell’opera.

L’autore  ha 85 anni ed è nato e vive a Misilmeri (Palermo). Dal 2005 ha pubblicato cinque raccolte di poesie, che ogni anno ha donato ad amici e conoscenti. Tra il 2010 e il 2012 ha scritto di suo pugno la sua memoria autobiografica su alcuni quaderni.

Il libro, diviso in quattro sezioni, racconta l’intera esistenza di Giovanni Lo Dico. Si parte dal racconto dell’infanzia rubata dell’autore-narratore, costretto già a sei anni a lavorare nei campi come raccoglitore di olive con altri bambini che frequentano ad intermittenza le scuole elementari. A tredici anni, alla morte del padre, il nostro autore diventa bracciante agricolo e sarà poi mietitore stagionale a Corleone, Mezzojuso e Prizzi, quindi mezzadro e infine coltivatore diretto. Nel secondo

dopoguerra, senza mai lasciare l’attività lavorativa, sceglie l’impegno politico e sindacale, partecipando alle lotte per la riforma agraria, l’assistenza sanitaria per tutti, rendere vivibile il quartiere dove è andato ad abitare dopo il matrimonio. In pensione, partecipa a progetti educativi nella scuola primaria di Misilmeri e promuove  le iniziative di un gruppo di coetanei per ottenere dal Comune adeguati locali per il tempo libero degli anziani.

 

IL LIBRO

Finalmente le api mangiarono il miele. Autobiografia di un siciliano che non si rassegna”, a cura e con introduzione di Nicola Grato e Santo Lombino,  Adarte editori Palermo marzo 2013, 145 pagine, € 12.

Il titolo si riferisce alla conquista, ottenuta dopo aspre battaglie, dei lavoratori agricoli che avevano i terreni a metaterìa presso  grossi proprietari terrieri. Negli anni ’50, grazie ad un decreto del ministro Gullo,  il prodotto del raccolto agricolo venne finalmente diviso dando il 60% al colono e il 40% al proprietario del fondo.

 

L’AUTORE

Giovanni Lo Dico è nato il 15 dicembre 1928 a Misilmeri (Palermo), dove vive. Ha frequentato le scuole elementari. Ha sposato nel 1957 Sara Rettino da cui ha avuto i figli Francesco ed Anna. Dal 2005 ha pubblicato a sue spese cinque raccolte di poesie e proverbi in dialetto siciliano, che ogni anno ha donato ad amici e conoscenti. Ha scritto a mano la sua memoria autobiografica su alcuni quaderni tra il 2010 e il 2012.

 

LA STORIA

Il libro parte dal racconto dell’infanzia rubata dell’autore-narrratore, costretto a sei anni a lavorare nei campi come raccoglitore di olive con altri bambini che frequentano ad intermittenza le scuole elementari. Quandi muore prematuramente il padre,  la madre si impiega in lavori domestici a Palermo lasciando Giovanni e la sorella a vivere con i nonni. Lo Dico diventa a tredici anni bracciante agricolo, sarà poi mezzadro, mietitore stagionale a Corleone e Prizzi, coltivatore diretto. Dopo la seconda guerra mondiale diventa attivista politico e sindacale, partecipando alle lotte per la riforma agraria, la ripartizione del prodotto, l’imponibile di manodopera, l’assistenza sanitaria per tutti, rendere vivibile il quartiere abusivo dove è andato ad abitare dopo il matrimonio. Diventerà quindi consigliere comunale del Pci per venti anni e sarà impegnato nel movimento sindacale e cooperativo. Si accorge quindi della mutazione antropologica del suo partito e si dichiara in disaccordo con le politiche consociative. In pensione, partecipa a progetti educativi nelle scuole e promuove  le iniziative di un gruppo di coetanei che otterrà dal comune di Misilmeri adeguati locali per il tempo libero degli anziani.

I CURATORI

Nicola Grato è docente di materie letterarie nella scuola media di Villafrati. Autore di testi teatrali, tra cui la trilogia di Horcynus Orca per il teatro del Baglio di Villafrati, ha curato alcuni libri tra cui “Lasciare una traccia. Scritti su La spartenza…” e pubblicato la raccolta di poesie “Deserto giorno” (2009). Fa parte della redazione di “Nuova Busambra”.

Santo Lombino ha insegnato storia e filosofia nei licei statali e si occupa di emigrazione, scritti autobiografici e storia locale. Ha curato convegni e mostre, scritto testi teatrali, partecipato a trasmissioni radiofoniche, curato diversi volumi di scritti autobiografici,  tra cui “La spartenza” di Tommaso Bordonaro (Einaudi, 1991) . E’ autore di  “I tempi del luogo” (1986),“Cercare un altro mondo” (2002) e “Una lunga passione civile” (2004).Fa parte della redazione di “Nuova Busambra” e dirige la collana “Fili di memoria” in cui il libro è pubblicato.

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