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L’incendio di Odessa

di Filippo Leto

Negli ultimi giorni sono diverse le città ucraine risaltate alla cronaca per via degli scontri che si stanno svolgendo fra russi e ucraini, scontri che non hanno risparmiato nemmeno le città marittime che si affacciano sul Mar Nero. Prima dell’annessione della Crimea alla Federazione Russa, la città marittima più importante dell’Ucraina era Sebastopoli, città dotata di un trafficato porto commerciale ma soprattutto una città di mare che raccoglieva il grosso della flotta della marina militare ucraina. Perdendo la Crimea, di fatto, il governo di Kiev aveva perso il suo principale sbocco sul mare e gran parte delle infrastrutture militari marittime, tanto che quel poco che rimaneva della flotta ucraina dovette trovare riparo nella città di Odessa.

Odessa è una storica e affascinante città di mare situata sulla cosa ovest dell’ucraina, dove camminando per le sue vie si può notare come l’arte barocca, che spopola nel suo centro storico, si scontra con le molteplici infrastrutture in stile post-sovietico che caratterizzano le sue periferie. Le due attrazioni principali sono il Teatro Nazionale e una grande scalinata che collega il centro storico con il suo porto diventata celebre in Italia per il film “il secondo tragico Fantozzi”: la Scalinata Pot’omkin. Io stesso ne rimasi piacevolmente sorpreso quando nel 2017 ho avuto modo di percorrere i suoi 192 gradini.

Foto del sottoscritto nel 2017 ad Odessa

Ma parliamo, invece, di un evento tutt’altro che felice che ha riguardato Odessa durante gli albori del conflitto russu-ucraino, passato alla storia come la strage di Odessa.

Il 2 maggio 2014 la città Ucraina di Odessa fu teatro di scontri tra gruppi di sostenitori del governo di Kiev e gruppi di autonomisti filo-russi. Al degenerare degli scontri, una parte dei sostenitori filo-russi si rifugiò all’interno del Palazzo dei Sindacati, un grande edificio dell’epoca sovietica sito nel centro della città. Una folla composta da sostenitori del governo ucraino ed estremisti di destra circondarono il palazzo, incendiandolo col lancio di diverse molotov all’interno. L’epilogo fu drammatico e trentotto persone intrappolate all’interno dell’edificio persero la vita tra fiamme, fumi o lanciandosi dalle finestre del palazzo nel tentativo di sfuggire alle fiamme. La corretta dinamica dell’evento non fu mai chiarita del tutto, e non fu aperto nessun fascicolo di indagine per investigare sulle responsabilità oggettive della tragedia.

Nelle ore successive però, il web fu inondato da centinaia di video che riprendevano i gruppi di estrema destra assediare il palazzo attraverso il lancio di molotov o da dichiarazioni raccolte da testimoni che riportavano come alcuni separatisti sopravvissuti all’incendio furono linciati da gruppi di violenti filo-occidentali. I social media avevano avuto un ruolo fondamentale nel documentare e raccontare la tragedia prima ancora dei media tradizionali, permettendo agli utenti/spettatori di trarre le proprie conclusioni personali.

La Russia ha colto al volo nella tragedia l’opportunità di orchestrare una campagna mediatica che avrebbe inflitto un duro colpo al governo di Kiev. La narrativa russa puntò unicamente a demonizzare le azioni dei manifestanti filo-ucraini, dando risalto a dettagli cruenti difficilmente verificabili e facendo leva sulla presenza di appartenenti di estrema destra all’azione. L’azione ritardata del governo ucraino nel prendere posizione sulla tragedia fornì un assist a Mosca per alimentare le teorie complottiste che il governo ucraino di comune accordo con gli Stati Uniti stava cercando di occultare omicidi di massa ad Odessa. Gli stessi articoli e post fomentati da Mosca furono utilizzati dal governo russo stesso come fonte informativa di ciò che era accaduto ad Odessa, rimbalzandoli sui telegiornali nelle maggiori emittenti di stato.

Questa volta però il governo Russo non si limitò ad agire in maniera anonima attraverso il proprio esercito di troll, ma decise di rilasciare alcune dichiarazioni ufficiali sull’evento attraverso il proprio ministro degli Esteri:  «Mosca percepisce l’ennesima manifestazione dell’irresponsabilità criminale delle autorità di Kiev, indulgendo in uno sconsiderato radicalismo nazionalista, compreso il Settore Destro, che sta organizzando una campagna di terrore contro i sostenitori della federalizzazione e del vero cambiamento costituzionale nella società ucraina. Lo condanniamo categoricamente. Insieme all’operazione punitiva in corso a Slavyansk delle autorità di Kiev, la tragedia di Odessa è diventata l’ennesima conferma dell’uso criminale del potere e delle intimidazioni […] In Russia sono stati disturbati nel ricevere queste informazioni sui nuovi crimini a Odessa e hanno invitato Kiev e porre fine alla violenta illegalità e prendere atto delle proprie responsabilità davanti al popolo ucraino» (Sergej Viktorovič Lavrov).

La narrativa sull’evento ha posto l’Ucraina in una posizione scomoda davanti alla comunità internazionale, mentre la Russia ha citato più volte i fatti accaduti ad Odessa come dimostrazione dell’incapacità di governo e controllo da parte di Kiev. La Russia aveva ottenuto un importante vittoria mediatica a discapito del governo ucraino.

Conoscevate già questa storia? Fateci sapere come sempre che argomento vi piacerebbe affrontare nei prossimi articoli.

Immagine di copertina di https://www.crisiswatch.it/wp-content/uploads/2020/05/odessa-sito-1.png)

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